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“Mi emoziona profondamente sapere che la Fimaa ha scelto di dedicare a me e a Progedil un tale riconoscimento”. Con queste parole il Cavaliere Giuseppe Barile, fondatore e presidente di Progedil Gruppo Immobiliare, ha accolto la targa che inaspettatamente gli è stata consegnata giovedì 25 maggio dalla Federazione Italiana Mediatori Agenti d’Affari.
La premiazione si è svolta nella sede storica della Camera di Commercio di Roma, a piazza di Pietra, alla presenza del presidente Fimaa Italia Santino Taverna e del presidente Fimaa Roma Maurizio Pezzetta, che ha consegnato la targa a un cavaliere Barile visibilmente commosso. “Essere stato scelto per questo riconoscimento mi conferma che il lavoro, la lealtà e l’onestà premiano sempre”. |
In questa foto Giuseppe Barile Presidente di Progedil Gruppo Immobiliare e Maurizio Pezzetta |
Presidente Barile, sulla targa si legge: “Dalla tua associazione, a riconoscimento della
tua antica e fedele presenza”. Un premio alla persona, oltre che al professionista.
Sì, le parole incise ricordano che sono tra gli iscritti più anziani ed è proprio questa mia lealtà ad essere stata premiata. L’aspetto che, però, che mi gratifica maggiormente è vedere che sono passati molti anni dal mio ingresso in federazione e che tanto si è fatto in questo periodo, raggiungendo obiettivi personali e aziendali fantastici.
La targa Fimaa è un riconoscimento anche al contesto di principi aziendali dei quali lei è depositario. È ancora importante, oggi, tramandare un codice di valori all’interno di un gruppo?
Assolutamente sì. Ho sempre cercato di trasmettere quei principi che ritengo indispensabili per la nostra professione, ossia la passione, la grinta, l’onestà e soprattutto il rispetto nei confronti delle persone che incontriamo. Si tratta di semplici parole che, però, permettono di emergere rispetto al piattume e all’anonimato che, oggi più di ieri, possono minacciare il settore immobiliare. Il mercato ti premia solamente se operi con senso di responsabilità, promuovendo situazioni vantaggiose sia per il venditore che per l’acquirente.
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Un conto è eseguire un lavoro, tutt’altra cosa è amarlo.
La sua esperienza è ormai più che trentennale. Vede differenze nell’approccio al lavoro delle vecchie e delle nuove generazioni? È cambiato il contesto economico, prima esistevano più possibilità per emergere ma, anche all’epoca, si affermava solamente chi aveva veramente la grinta e la passione. Il premio mi ha conferito un’ulteriore spinta di energia giovanile, mi ha reso ancora più consapevole di quanto il percorso intrapreso da Progedil sia vincente e farò di tutto per trasmettere questa forza alle nuove generazioni interne al gruppo. |
Quale consiglio da a chi si avvicina, oggi, a questa professione?
Chi desidera distinguersi, oggi come ieri, può farlo solamente se ha le giuste dosi di capacità, determinazione e preparazione. E’ necessario, inoltre, imparare e aggiornarsi continuamente,
in maniera tale da poter trasferire le giuste valenze sia a se stessi che ai venditori, ai clienti e ai manager dell’azienda nonché a tutti i collaboratori che ne fanno parte.
Quanto conta, nella costruzione di un gruppo solido come Progedil, il fatto di essere un’azienda a conduzione familiare?
È fondamentale. Sono certo che un uomo diventi grande solo se ha una grande donna al suo fianco. Ho avuto, inoltre, l’immensa gioia di condividere questo progetto con i miei figli, il regalo più bello di tutta la mia vita. Il gruppo respira la serenità che deriva dall’equilibrio familiare e il risultato positivo si riflette in tutti coloro che fanno parte dell’azienda, dalle collaboratrici agli agenti che ci rappresentano negli uffici vendita.
La premiazione si è svolta alla presenza di imprenditori e associati, nella sede della Camera di Commercio. Qual è la sua ricetta per far ripartire l’economia?
La ricetta è semplice, dobbiamo credere in noi. Non accetto che ci si compianga e non condivido quelle giustificazioni che rimandano le responsabilità ai costruttori o al Comune. Ritengo fondamentale che ognuno dia il massimo di se stesso e offra fiducia all’interlocutore. Ciò che manca è proprio la fiducia, nel futuro e negli individui. La stiamo perdendo. Credo nell’io e nella persona, nella capacità di rimboccarsi le maniche e costruire il mondo che abbiamo immaginato.